FAMIGLIE SPECIALI O PERCORSI POSSIBILI ?
Nella società del "tutto è relativo", la testimonianza di alcune famiglie ci insegna che cambiare non è solo possibile, ma è "fonte di vita"!

Di Dante Balbo



Comincia con questo numero una serie di testimonianze di copertine/coppie e di gruppi che cercano di vivere la loro vocazione di famiglie in modo ricco e concreto, diventando punti di riferimento anche per altri. Sono persone come noi, lavorano, fanno figli, soffrono e si divertono, ma a un certo punto della loro vita hanno fatto un incontro che ha cambiato la loro strada. Ad esse vogliamo dedicare uno spazio, per dire che un altro modo di vivere c'è, alla faccia di chi vorrebbe la famiglia estinta o in una crisi ormai senza ritorno. Vivono nelle nostre città, ma non le conosciamo, oppure pensiamo siano extraterrestri, irraggiungibili. Se le incontriamo più da vicino, scopertine/copriamo che ci somigliano e, forse, sono andate solo un po' più avanti di noi in un cammino che avremmo desiderato percorrere, ma non abbiamo mai osato intraprendere.


DEDICA

Molte sono le copertine/coppie che si sono preparate al matrimonio, scopertine/coprendo in esso una fonte di acqua viva, ma poi, nella solitudine del loro quotidiano hanno visto spegnersi a poco a poco la luce. Molte sono le copertine/coppie che si sono trovate da sole ad affrontare la sfida terribile di crisi e disillusioni, senza incontrare sul loro cammino testimoni di un modo diverso di condividere questi pesi. Molti sono coloro che hanno trascinato il cadavere del loro matrimonio con l'ostinata, disperata caparbietà di chi non vuol vedere morire i propri sogni, senza sapere che potevano permettergli di risorgere. Molte sono le famiglie che hanno continuato a mascherarsi con mille impegni e preoccupazioni di forma, per non affrontare il dolore della solitudine, senza sapere che qualcuno poteva guarire il loro "male di vivere". A queste famiglie e a tutti coloro che non si sono ancora lasciati sopraffare dalla noia o dalla disperazione sono dedicate queste testimonianze, che gridano la tenera e instancabile creatività misericordiosa di Dio, nel rinnovare la famiglia oltre ogni speranza.


SI DIA INIZIO ALLE DANZE

La prima ad aprirci la porta della sua intimità, è la famiglia Cascianini di Melide. Siamo andati a trovarli a casa loro e abbiamo raccolto la loro storia. Abbiamo perciò cercato di conservare il linguaggio della registrazione, anche! se giornalisticamente impreciso, peri trasmettere l'immediatezza espressiva di un colloquio a tu per tu.


CHI SONO

Paola:
Siamo sposati da dodici anni e abbiamo tre figli, Matteo, Chiara e Tommaso. Mio marito lavora, mentre io non faccio niente ... (Massimo protesta vivacemente)

Paola:
Niente, nel senso di attività lavorativa salariata, anche se, oltre a fare la moglie e la mamma, sono abbastanza impegnata in parrocchia, catechista per la prima Comunione, membro del gruppo genitori, ecc.

Massimo:
Già prima del matrimonio, eravamo aderenti al movimento del Rinnovamento nello Spirito, che ci ha spinti a partecipare alla vita della parrocchia. Oggi sono io a seguire più attivamente il movimento, ma anche Paola condivide questa spiritualità.


UN INCONTRO, UNA SCELTA

Paola:
Poi siamo entrati in comunità. Una copertine/coppia di nostri amici ci ha invitato, perché frequentava la casa Svizzera della comunità, in Vallese, da qualche tempo e noi abbiamo accettato di andare a vedere di cosa si trattava. Da lì, tutto è cominciato.

Massimo:
In realtà è cominciato molto prima, da un desiderio di vita comunitaria che noi avevamo condiviso da tempo e che l'esperienza del Movimento non ci dava fino in fondo. Allora con un'altra famiglia abbiamo cominciato a pensare e a sognare la comunità per almeno cinque o sei anni prima di incontrare quella delle Beatitudini. Sognavamo di fondare una realtà di vita comunitaria o di legarci ad un'esperienza già esistente, senza però sapere quale.
Attraverso un cammino fatto di preghiera, di case visitate e di contatti con altre famiglie che ci guardavano come se fossimo matti, lentamente questo sogno si è condensato in una forma. Nel frattempo, ci eravamo avvicinati alla comunità delle Beatitudini, che, inizialmente, ha dato la forma soprattutto spirituale alla nostra comunità: allora eravamo cinque famiglie.


CHI HANNO INCONTRATO?


Dante: Quali sono le caratteristiche di questa comunità?

Massimo:
Potremmo definirla una realtà in cui si esprimono i diversi stati di vita, perché in essa vi sono famiglie, celibi, sacerdoti, suore e monaci. In secondo luogo, è una comunità attenta alla realtà escatologica, proprio perché nel suo stesso esistere si pone come segno nel mondo, del Regno di Dio che si compirà alla fine dei tempi. Il suo orientamento è contemplativo, con ritmi di preghiera monastica, adorazione perpetua e le radici nella spiritualità del Carmelo dei grandi mistici come S. Giovanni della Croce e Santa Teresa del Bambin Gesù. Questa caratteristica non ha tuttavia mai cessato di essere unita alla dimensione dell'evangelizzazione e dell'accoglienza.


DOPO L'INCONTRO, IL CAMBIAMENTO

Dante: Concretamente cosa fate come aderenti alla comunità, visto che non abitate in una Casa delle Beatitudini?

Paola:
Abbiamo un incontro alla settimana in cui preghiamo, condividiamo le nostre esperienze, leggiamo insieme qualche testo o guardiamo qualche videocassetta relativa alla spiritualità specifica della comunità. Spesso si tratta di opere realizzate da Fratello Efraim, il fondatore delle Beatitudini, un diacono permanente, sposato, padre di una ragazza.

Massimo:
A questi incontri si aggiunge l'esperienza comune con i seminaristi della comunità che studiano qui a Lugano e abitano a Pambio Noranco, dove continuano a vivere i ritmi della casa di appartenenza. Ogni famiglia, quindi, secondo le proprie possibilità, può vivere con loro tutti i tempi liturgici (lodi e vespri), i momenti di adorazione e le Messe. Siamo tenuti a versare la decima parte del nostro reddito alla cassa centrale della comunità, che li usa per sostenere le sue sedi più povere. La comunità delle Beatitudini è sparsa in tutto il mondo con 60 case. Quella di Gerusalemme, ad esempio, non ha riscaldamento, e l'elettricità viene garantita da un vecchio generatore non sempre funzionante, non ha acqua calda e vive fra molte difficoltà. Poi le Beatitudini si muovono anche in favore di altri bisogni, progetti nel terzo mondo e sostegno di altre povertà, esterne alla comunità. Il nostro impegno economico, inoltre , consiste in un'attenzione all'uso del denaro in relazione all'idea di Provvidenza, evitando il superfluo. La spiritualità della comunità si traduce orientando molto concretamente la nostra vita di famiglia. L'appartenenza e l'esempio che ci viene dalla comunità, ci aiutano a vivere la quotidianità nella gioia e nella verifica costante delle nostre scelte anche più particolari, alla luce del Vangelo. Nella comunità abbiamo rinnovato il nostro incontro con Gesù, l'unico che può realizzarci pienamente sia come persone, sia come famiglia. Nella scelta di appartenere alle Beatitudini, quindi, abbiamo affidato a Lui la nostra vita, sottoponendo alla comunità le nostre scelte, dalle più semplici come le vacanze, alle più complesse come la candidatura al diaconato permanente. Non è una sottomissione cieca, perché della nostra famiglia restiamo responsabili, ma una scelta di obbedienza libera, nella gioia fiduciosa dell'appartenenza alla Chiesa. Questi orientamenti si fanno ogni giorno più chiari, in un cammino che ci vede crescere in questa dimensione nuova della comunità delle Beatitudini. Se infatti, nella comunità residenziale vivono un centinaio di famiglie, progressivamente altri hanno abbracciato la spiritualità delle Beatitudini, pur restando all'esterno e rappresentandola nel mondo. Questo era esattamente il nostro sogno. Quando siamo riusciti a definirlo, senza sapere che esistesse realmente, abbiamo avuto la sorpresa, di scopertine/coprire la comunità delle Beatitudini, che contemporaneamente stava sviluppando anche questa forma.

Paola:
Ci si era accorti che le comunità residenziali restavano un po' dei modelli difficilmente proponibili, a cui la gente doveva accostarsi, andando là dov'erano. Chi le incontrava, poi, poteva sempre dire che si trattava di esperienze straordinarie, non ripetibili all'esterno, nel mondo concreto fatto di lavoro e di impegni. La vocazione ad espressioni esterne alla comunità residenziale, come la nostra in Ticino, ha permesso il superamento di queste obiezioni, anzi, in Francia, ad esempio, consente alle Beatitudini di animare intere parrocchie.


L'AMORE È COME UN TORRENTE, DOVE TROVA SPAZIO SI DIFFONDE

Dante: A parte questa esperienza di cammino interno alla comunità, avete iniziative che coinvolgano anche altri?

Paola:
Sì, una volta al mese ci incontriamo con un gruppo di famiglie, per celebrare insieme i Vespri della Resurrezione, secondo la liturgia propria delle Beatitudini, ricca, tra l'altro, dei canti e dei gesti della tradizione orientale Bizantina. La liturgia Bizantina, adottata in Occidente da alcune comunità monastiche, prevede che le Lodi o i Vespri siano interamente cantati, alternando cori a più vocia salmodia. Inoltre il canto è accompagnato da gesti come l'inchino, o i segni di croce. Anche la lettura della Parola di Dio è particolarmente onorata con gesti e benedizioni, (incensazione e intronizzazione). Al termine dei Vespri, che possono comprendere anche un momento di preghiera particolare per le famiglie presenti, abbiamo uno spazio di comunione, in cui mettiamo in comune il cibo che ognuno ha portato e facciamo festa con danze ebraiche, che sono un'altra delle particolarità espressive della comunità." Si tratta di danze che riprendono testi ed episodi biblici o midrashici, attingendo alla tradizione ebraica anche contemporanea. La danza è vissuta come un atto di preghiera, mediata dall'espressione corporea e musicale.

Massimo:
Un paio di volte all'anno, poi, organizziamo dei ritiri di uno o due giorni su temi specifici, legati alla dimensione famigliare, (preghiera nella copertine/coppia, valore del sacramento del matrimonio, rapporto con il denaro, sessualità, ecc. Questi ritiri, aperti a tutte le famiglie, non sono momenti solo di studio o catechesi, ma anche di preghiera e scambio, sia all'interno della copertine/coppia, sia in gruppo, a seconda del tema proposto. Sono pensati per riflettere, da un punto di vista prettamente cattolico su temi che riguardano la nostra vita di famiglia, passando per la porta della preghiera, che non è un accessorio, ma ciò che ci permette di comprendere meglio la nostra umanità inserita in Gesù, senza fermarci ad una attività esclusivamente speculativa. Le famiglie che vengono a questi incontri, se lo desiderano, continuano ad essere seguite. Molte di esse hanno rinnovato il loro matrimonio, riscopertine/coprendolo e continuando poi a camminare anche in altre realtà ecclesiali, senza necessariamente entrare nella comunità.

Paola:
I Vespri della Resurrezione, sono stati aperti alle famiglie non appartenenti alla comunità, proprio per dare continuità ad un cammino cominciato con un ritiro."

Massimo:
La comunità delle Beatitudini, qui in Ticino, ha un impegno legato al Rinnovamento nello Spirito. Periodicamente organizza delle serate di evangelizzazione aperte a tutta la Diocesi. Queste serate, che si svolgono di volta in volta in una parrocchia diversa, sono organizzate come un momento di preghiera e di adorazione eucaristica. Nel tempo che precede l'incontro vero e proprio, la comunità e il Rinnovamento vanno per strada e nelle case ad invitare la gente ad un'occasione speciale di incontro con altri credenti. A queste serate partecipa tutta la comunità presente in Ticino con il sostegno anche di fratelli della Casa di Venthone, di cui siamo parte.


UN'ESPERIENZA ISOLATA O INTEGRATA NELLA CHIESA?

Dante: La Diocesi come vi ha accolto?

Massimo:
Il Vescovo Corecco, con il quale avevamo parlato quando abbiamo intrapreso quest'avventura, ci aveva abbondantemente benedetto ed era venuto personalmente alla serata di fondazione svoltasi il 15 dicembre del 1994, in un appartamento a Loreto. Nel dicembre del '95, dopo un anno di prova, abbiamo assunto il nostro impegno effettivo nella comunità e avevamo invitato Monsignor Giuseppe Torti che, pur non potendo essere presente, ci ha inviato la sua benedizione. Ogni volta, poi, che lo incontriamo, si tiene informato sul nostro cammino, con affetto paterno.


FRAMMENTI DI VITA

Da questa storia è emerso un aspetto particolare della vita della famiglia Cascianini, mentre ne abbiamo dovuti trascurare altri, importanti come la candidatura di Massimo al diaconato permanente o l'impegno di Paola in un gruppo ecumenico di evangelizzazione rivolto soprattutto alle donne. Qui ci premeva solo sottolineare che, accanto alla stanchezza di molte famiglie, vi sono fermenti di vita ricchi di speranza gioiosa. L'unico modo per penetrare a fondo un'esperienza, del resto, rimane la conoscenza diretta.